Dove sono i panni stesi – variazioni


Matteo Piergigli

Su Laboratori Poesia, il gruppo facebook creato e gestito dalla Samuele Editore, abbiamo lanciato una proposta un po’ particolare. Ogni settimana, o quasi, proponiamo un testo e chiediamo ai nostri lettori di cimentarsi in variazioni, reinterpretazioni, preferibilmente giornaliere, del testo. A volte gli esiti restano vicini, a volte si allontanano dall’originale, ma sempre all’interno di una formula laboratoriale che non cerca la grande poesia ma il semplice esercizio propedeutico, senza per questo negare alcuni esiti di notevole spessore.

Questa settimana, in occasione della presentazione di La densità del vuoto di Matteo Piergigli (Samuele Editore 2019, collana Scilla, prefazione di Francesco Sassetto) a Una Scontrosa Grazia a Trieste, abbiamo proposto una poesia dal libro:

 
 
Dove sono i panni stesi
di una volta non c’è più nulla
da lavare resta il vuoto
nel cestone e un calzino nero
in cerca di fortuna
 
Matteo Piergigli
 
 

Su questo testo molti si sono cimentati e hanno dialogato, e ringraziamo tutti. E proponiamo qui le diverse variazioni che abbiamo letto insieme.

Alessandro Canzian

 
 
 
 

VARIAZIONI

 
 
 
 

Variazioni di LORETTA TARTUFOLI

 
 
L’oblò della lavatrice, occhio
cieco di Polifemo,
ha restituito al nulla
un unico calzino nero.
 
 
 
 
 
 
I panni stesi attendono il vento
e attendono che qualcuno li raccolga.
Ma ormai non c’è più niente da lavare
tranne un calzino nero solitario.
 
 
 
 
 
 
Resta il vuoto
più nulla da lavare,
calzino nero solitario
in attesa di un altro me.
 
 
 
 
 
 
Mancano sui fili del bucato
i tuoi panni stesi ad asciugare,
mancano le tue scarpe sotto il letto
il tuo bicchiere, lo spazzolino in bagno.
Mancano nel cesto i tuoi vestiti
da lavare. Oggi ho ritrovato in fondo
solo uno dei tuoi calzini neri.
 
 
 
 
 
 
I panni stesi sul filo ad asciugare,
la tua sedia nell’angolo, il bicchiere
da cui si assaggiava assieme il vino.
Tra le mani resta solo un tuo calzino.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MARIA MILENA PRIVIERO

 
 
Di una volta non c’è più nulla
e dei panni stesi resta
da lavare, nel cestone vuoto,
il calzino nero
in cerca di fortuna
 
 
 
 
 
 
Dove si trovi davvero
quel buco nero
non importa
è già un conforto sapere che esista
un luogo previsto
per ogni cosa persa
 
 
 
 
 
 
Burattinaio il vento 
di bora
tende i fili del bucato.
Avvinghia gelido
(o forse gioca)
quei simulacri intirizziti
vuoti di vita.
Un calzino vola
Imita una foglia.
 
 
 
 
 
 
I calzini sono l’inconfutabile prova
che esiste un mondo parallelo
dove siamo impediti ad andare.
La’ si incontrano, si amano senza problemi di colore.
 
 
 
 
 
 
Altrimenti​ -se non ne ridessi-
sarebbe davvero triste
essere quel calzino perso. 
Per dire l’angoscia che sento
dovrei sbagliare il verbo.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di FEDERICO ROSSIGNOLI

 
 
Dove sono i panni stesi
dove il nulla e dove volta
il vuoto? Nel cestone
un calzino nero portafortuna
 
 
 
 
 
 

Variazioni di VERNALDA DI TANNA

 
 
Dove sono i panni stesi 
che danno i numeri dei calciatori, 
dove sono i ragazzi educati alle grida
nel vico o nel prato? Le bambine che giocano 
a campana e a darsi un nome, nella rena 
salata di mare in padelle immaginate, dove sono? 
Dove? Nel cestone, nel buio di un calzino? 
 
Restano le corde ad aspettare, lo sterrato 
da brulicare con il gesso, un gratta e vinci
con una moneta da lavare. Di una volta
resta il vuoto ad asciugare, la fortuna 
l’ha raccolta chi ha smesso di cercare.
 
 
 
 
 
 
Il sapone al latte d’asina, i panni
stesi controvento, le piazze gravide, 
i ragazzi educati alle grida, le bambine 
che giocano a crescere, i castelli 
con fondamenta di rena e mare. 
Dove sono? Nel cestone
nel buio di un calzino? Nel bene dimenticato? 
 
Restano le corde ad aspettare, gli anziani
che guardano i cantieri e tagliano la legna
per un fuoco scialbo, in campagna. Di una volta
resta il vuoto ad asciugare, la fortuna 
l’ha raccolta chi ha smesso di cercare.
 
 
 
 
 
 
Da lavare resta un grido. Un dolore 
aperto, l’oblio della centrifuga. 
Questa nostalgia è un farneticare 
aspro, suda pianto, sa di nespole 
acerbe più del nulla, piena ne è la pelle
resta da sbucciare il male dal corpo, 
da lavare il vuoto, la tua eredità
ferma nel cestone: un calzino nero
ad asciugare, la fortuna l’ha raccolta 
chi ha smesso di cercare.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MONICA GUERRA

 
 
Dov’è la fragranza gialla 
dei panni stesi il gesto buono 
che spalanca al giorno 
le persiane, la carrucola 
che non suona i vetri spenti
è il buco che rimane
 
 
 
 
 
 
resta spaesato un calzino 
nero in fondo al giorno
la metà di un intero 
è già ricordo, il vuoto 
è non essere mai stati.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di DANIELA VISANI

 
 
Manca il tocco 
di panni stesi, resta il vuoto
da lavare, un calzino nero
è stella esplosa
 
 
 
 
 
 

Variazioni di TERESA MURGIDA

 
 
Vuoti i fili del bucato.
La tela del ragno tesse
un filo silenzioso.
Alla chiamata mancano
le corse, le bianche cantilene
e i piedi freddi della sera.
 
 
 
 
 
 
Era ieri e non c’erano
le rughe delle mani
a far danzare federe e lenzuola.
I fili del bucato erano muti
ed io al sole di oggi
non me ne sono accorta.
 
 
 
 
 
 
Smettono di cantare
i panni stesi.
A illuminare il vuoto
resta il buio
di un calzino solo. 
Oscilla nero
Tra le corde tese.
 
 
 
 
 
 
Le tasche un calzino bucato
nero il fondo e vuoto, fischiettando
 
cammina con il futuro nelle scarpe.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MICHELE PAOLETTI

 
 
Dove sono i panni tesi?
Più nulla da lavare 
Solo un ricordo di vuoto
e un calzino
Nero.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di SANDRO PECCHIARI

 
 
Ubi sunt i prati e le lenzuola
A schiaffeggiare ciarliere il vento 
Le corde tese per nasconderci
Il bianco e il verde del passato? 
Non ne resta traccia nei balconi.
Ma oltre il tempo oltre lo spazio 
Rimane sempre quel calzino nero
In cerca di fortuna.
 
 
 
 
 
 
Trasumanar è quello che succede
Quando un calzino si evolve in lavatrice
Lasciando inconsolabile il gemello.
È lui in cerca di fortuna 
All’altro rimane la mancanza.
Il ciclo di lavaggio li sfibra 
Li sminuzza e li trasforma
Tutti in tappi della Tupperware 
Tutti spaiati ancora
Ancora in cerca di fortuna
 
 
 
 
 
 

Variazioni di GIAMPAOLO NOTARNICOLA

 
 
Di una volta non c’è più nulla,
Nemmeno i panni stesi al vento
 
Da lavare nel cestone resta 
Solo il vuoto: prende l’aria 
Di un calzino nero in cerca 
Di fortuna, si rivolta su se stesso
Cerca l’altro spaiato, non
lo trova e se ne va.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di ILARIA GRASSO

 
 
I panni nell’oblò 
sono braccia.
Poi il programma finisce 
e dalle pareti crolla il finimondo.
Provo a mettere ordine 
alla luce del sole
sui fili in terrazza.
Mi rimane solo un calzino vuoto.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MICHELA PAGNI

 
 
I calzini grigi stesi
ai fili sotto la pioggia.
Soldati immobili
della stessa misura.
Ribelle il tuo,
viola,
rompe le righe e lacrima
più vicino a terra.
 
 
 
 
 
 
Dov’è il vuoto?
Nella mia anima solo 
panni da lavare
ed un calzino spaiato
in cerca di fortuna.
 
 
 
 
 
 
Un calzino nero
questo ricordo
accovacciato come un gatto
nel cesto dei panni da
lavare
La Centrifuga Tempo
nonostante il suo 
girare
lo lascerà intatto.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di ROSELLA LOIACONO

 
 
Dove sono le speranze coltivate
di un tempo caduto nell’oblio
da sognare resta il battito
dell’orologio e una lancetta ostinata
in cerca di futuro
 
 
 
 
 
 
Dove erano i panni profumati di sole 
ora c’è il vuoto 
da recuperare resta la patina 
del vecchio cassettone e un calzino nero 
in cerca di calore
 
 
 
 
 
 
Dove sono i petali secchi
della rosa la bellezza è svanita 
da odorare resta il vuoto
nel giardino e un indomito seme
in cerca di speranza
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MONICA MESSA

 
 
Nel cortile, 
vento di scirocco 
questa sera.
Filo scoperto 
taglia il tramonto. 
 
Non ci sono panni stesi,
non c’è più nulla,
un po’ di sole 
mi è rimasto dentro, 
forse mi scalderà.
 
 
 
 
 
 
Venne dal mare
il vento di tramontana, 
percorse il giardino 
e ci sorprese in casa.
 
Fra le fresie
ed il brontolio del caffè, 
io e il tuo calzino nero,
in cerca di fortuna.
 
 
 
 
 
 
Torneranno i panni stesi
di una volta.
Tornerà il profumo del fritto
e dell’uva matura.
Torneremo in quella casa,
nonna.
Perché il tempo è rotondo,
ma tu questo ora lo sai.
 
 
 
 
 
 
Quando è stata l’ultima volta 
che hai steso i panni in cortile,
i calzini in fila allineati
come pensieri di trama sottile?
 
Quando è stata l’ultima volta
che col viso nel vento di agosto,
hai raccolto i capelli e hai posto 
la tua mano sul bucato ormai asciutto?
 
Ti sembrava durasse per sempre 
quel tuo tempo di gioia e di cure,
quando è stato che l’ultimo uccello
è volato dal nido, ma non dal cuore?
 
 
 
 
 
 
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su i panni
stesi,
piove su i calzini
neri,
piove su i mesti 
pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la bestemmia bella
a chi ieri
li avrebbe dovuti ritirare,
o Ermione.
 
 
 
 
 
 
Ho steso, con queste braccia, almeno un milione di panni
e ora che non ci sei più è vuoto ogni stendino.
Anche oggi è stato breve il lavaggio
nè più mi occorrono
le mollette, i cestoni,
la realtà è che lavo solo calzini.
 
Ho steso milioni di panni con queste braccia,
ma con quattro braccia forse si stende di più.
Con te ho steso perché sapevo che di noi due
i soli veri muscoli
erano i tuoi.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MARIA LUISA BIGAI

 
 
Libeccio nel cortile
filo scoperto che mi segna
stasera un margine del vuoto
e all’altro capo qualcosa che dilegua
ricerca sua nera fortuna.
 
 
 
 
 
 
Nero spaiato in cerca di fortuna.
Condizione esistenziale di molti.
Oggi oltre la linea tesa in giardino
spoglia di affetti e di ritorni.
Echi di voci nude nella sera.
Tele bianche perse nel vento
 
 
 
 
 
 

Variazioni di YOSELLA CAPONNETTO

 
 
sullo stendino
il vuoto
nella mia mente
ricordi stesi
unici panni 
a dichiarare presenza
ora è già presto
quando ho appeso
il primo e l’ ultimo 
calzino
 
 
 
 
 
 
Infiniti panni
viaggiano ormai
nella centrifuga del tempo
Il presente cerca
con un colpo di mano nel cestone
l’ultimo calzino
 
 
 
 
 
 
Il calzino sfuso
rimane poggiato
nel cestone deserto
in attesa del suo doppione
perso nel cassetto dei ricordi…
se mai frugando
dovessi trovarlo
li stringerei insieme con le dita
voltando i bordi
e diverrebbero un tutt’uno
in un abbraccio
 
 
 
 
 
 
Quanti calzini
raccolti stancamente
negli angoli di casa
radunati da ogni dove
nel cestone…
e poi
ad un tratto
rimani solo tu
superstite del tempo perduto
a mirare il vuoto
 
 
 
 
 
 
Un calzino
errante 
vagabonda 
sospeso
tra i vorticosi giri del cestone
il vuoto conferisce potenza
al suo ultimo volo
prima d’ essere steso
ad osservare il nulla
dal filo del tempo
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MINA CAMPANER

 
 
La casa un calzino bucato,
lo rammendo per sfamare bocche 
spalancate il tempo necessario,
una ha già spiccato il volo.
Rammenta il vuoto l’armadio.
 
 
 
 
 
 
Le tasche un calzino bucato
nero il fondo e vuoto, fischiettando
 
cammina con il futuro nelle scarpe.
 
 
 
 
 
 
Nell’armadio vuoto rimane solo
un calzino spaiato, l’altro 
ha intrapreso un lungo viaggio. 
I piedi si chiedono il perché 
non li abbia seguiti. Le scarpe
continuano a camminare. 
I passi marcano l’assenza.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di ILARIA BOFFA

 
 
i panni stesi
più nulla
resta il vuoto
un calzino nero
fortuna?
 
 
 
 
 
 
i panni stesi
più nulla resta
il vuoto, un calzino nero 
fortuna?
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MARIO FAMULARO

 
 
dove sono
non c’è più nulla
resta il vuoto
in cerca di fortuna
 
 
 
 
 
 
sono i panni stesi del mio
nulla da lavare resta il
vuoto e un cesto 
nero di fortuna
 
 
 
 
 
 
i panni stesi da 
lavare nel cestone ed
un calzino
 
la fortuna di essere nel
vuoto tra le cose
 
 
 
 
 
 

Variazioni di FRANCESCO SASSETTO

 
 
Un calzino spaiato
è rimasto nel vuoto
del cestone di roba da lavare.
 
Dimenticato.
 
Come tutte le cose
tante
che lasciamo indietro.
 
 
 
 
 
 
Un omo solo de sera ne la casa voda.
Un calséto nero lassà solo nel bidòn
de roba da lavàr.
 
I se varda. I se somègia un fià.
 
 

Traduzione dal dialetto veneziano: “ Un uomo solo di sera nella casa vuota. / Un calzino nero lasciato solo nel cestone / della biancheria da lavare. // Si guardano. Si assomigliano un poco.”

 
 
 
 
 
 
Dopo la pioggia torrenziale
rimane
appeso alla corda del balcone
un tuo calzino nero.
Fantasma del nostro funerale.
 
 
 
 
 
 
Voda de vose la casa. Vode
le corde par la biancarìa.
Stago a fumàr sul balcòn
che dà sul campo vodo.
 
Ne la màcia de luse del lampiòn
un calséto nero 
destirà in tera.
 
Passarà domàn el spassìn.
 
Lo butarà dentro la scoassèra.
 
 

Traduzione dal dialetto veneziano: “Vuota di voci la casa. Vuote / le corde per la biancheria. / Sto a fumare sul balcone / che dà sul campo vuoto. // Nella macchia di luce del lampione / un calzino nero / disteso a terra. // Passerà domani il netturbino. // Lo getterà nel cassonetto dell’immondizia.”

 
 
 
 
 
 

Variazioni di ANNALISA CIAMPALINI

 
 
I panni stesi sono sempre lì,
nell’angolo più buio della casa.
Niente da lavare, niente che 
si sporchi in queste stanze.
Poca vita cresce nei balconi
tra i fiori nessuna mutazione
 
 
 
 
 
 
Dove sono le lenzuola da stendere
il bucato che tinge di bianco e lavanda,
le mani svelte che lo aprono al sole?
Tra i fili tesi e il cielo
le grida dei bambini, gli alberi
I voli sghembi degli uccelli
 
 
 
 
 
 

Variazioni di ADRIANA GLORIA MARIGO

 
 
Si squinterna la memoria –
dei panni al sole resta la nerezza
di fili dondolanti la congiura del vuoto.
 
 
 
 
 
 
Il colore senza suono 
di un calzino solitario
raggruma il conto del tempo 
disfa inquiete le ricordanze.
 
 
 
 
 
 
Quousque tandem abutere, Fortuna, patientia nostra?
Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet?
Quousque tandem il tuo sguardo di bende svolazzanti
poserai dissennata sull’ottuso
clamore che ti seduce
più della perla di gentile natura?
 
 
 
 
 
 
Sia fatta chiarità sul vuoto 
e sul nero: di entrambi
potremo trovare varianti
all’insidia apparente
zibaldoni nella trama nascosta
più forte di quella evidente.
 
 
 
 
 
 
Nelle giornate di vento a Venezia 
È facile vedere stesi al sole 
Lenzuola tovaglie vestiti 
Mutande camicie calzini
E poi, se le mollette non serrano forte
sulle masegne si trova 
Caduto sfinito un calzino
Per lo più nero ché così vuole
La moda e un certo mal de vivre
Che cerca fortuna e conforto.
 
 
 
 
 
 

Variazioni di FAUSTO MAIORANA

 
 
I panni che ora stendo a fatica 
non profumano più come i tuoi 
ormai porto solo 
calzini spaiati
 
 
 
 
 
 
Ora i miei calzini sono solo neri
butto tutto nella lavatrice 
insieme alle lacrime
 
 
 
 
 
 
Ormai il vuoto è attorno a me
giro nudo per casa, per 
non lavare l’intimo
 
 
 
 
 
 
Mi ricordo che ti i piaceva quando 
ti aiutavo a stendere i panni, 
ora lo fa lei da sola
senza brontolare,porto
solo calzini bianchi
 
 
 
 
 
 
Non solo cotone ma anche lana lavo 
a mano insieme al lino,
mi piace sentire le fibre che si ingrossano 
tra le dita,piene d’acqua per poi
strizzare i capi delicatamente poi 
stenderli tutto in assoluto 
silenzio,contando i calzini neri 
sono quelli più facili da perdere
 
 
 
 
 
 

Variazioni di GIORGIA VECCHIES

 
 
Nel cestone della fortuna
Cercare invano una coppia
Di noi calzini spaiati 
Nella memoria rimane 
Il vuoto 
Centrifugato ogni ricordo
 
 
 
 
 
 

Variazioni di MARIA RITA ASTONE

 
 
Stavano su un filo 
maldestro tra due finestre
sventolavano sui passanti
bianchi come colombe
nella memoria un solitario calzino nero.