Libro composito, imperniato su due sezioni (Sempreverde e Nel verde degli anni) rispettivamente suddivise in due e sei sequenze, L’età verde costituisce un tassello importante nella produzione poetica di Alessandra Corbetta, voce giovane e forte della poesia italiana. La natura del libro, al di là della complessa ma non casuale né azzardata strutturazione, indica piuttosto una strategia di allontanamento dalle istanze più immediatamente autobiografiche: nonostante gli spunti, i macrotemi e l’angolo di visualizzazione partano, come inevitabile, dal punto di vista della persona poetante, la cifra complessiva non è per nulla minimalista né diaristica, perché la strategia compositiva attinge – a partire dal titolo – da un ricco nucleo di archetipi, mitologemi e suggestioni fiabesche, di cui il colore verde è soltanto spia semantica.
Il colore verde, composto dal blu del cielo e dal giallo del sole, permea tutto il libro come perno del foregrounding, e ritorna nel titolo della raccolta, delle sezioni e delle sei sequenze della seconda (varie sfumature di verde associate ai protagonisti della galassia affettiva personale). Nell’iconografia letteraria il verde è associato alla gioventù (si pensi alla “forza che nel verde fuso” di Dylan Thomas, o persino ai “salad days” shakespeariani) e richiama immediatamente il bosco, sfondo di diverse poesie, e di qui un’ampia rete di significazioni, perché esso è il luogo dell’indifferenziato, del non (ancora) individuato, occasione di mistero e insidie; senza sentieri né riferimenti può essere rifugio (Robin Hood) ma anche causare smarrimento morale, incertezza sulla direzione da prendere.
Se “l’età verde” è diretto riferimento alla gioventù (tema della raccolta d’esordio di Corbetta, appunto intitolata Corpo della gioventù, puntoacapo 2019), va notato come per la poetessa la stagione centrale, quella della pienezza vagheggiata e a tratti già rimpianta sia l’estate (e L’estate corsara è il suo secondo libro, puntoacapo 2022): questa tensione addita dinamicamente il tema dell’uscita dall’eden della gioventù verso l’estate della vita, o diciamo l’uscita del bosco fatato verso l’aperto del mondo adulto e le sue problematiche concrete.
Da questo punto di vista, al registro fantastico e persino onirico della prima sezione succede quello più realistico della seconda, anche se, più che due distinte fasi, ovvero due stagioni cronologiche, è proficuo pensare le due sezioni come due diverse letture della vita, quella fantastica (imperniata sulla Bambina nel bosco) e quella realistica della Donna di fronte alla problematica apertura verso la vita. Anche la strategia affabulatoria è diversa: se nella prima fase domina l’impersonalità, lo sguardo dall’alto (persino oggettivo) sulle varie tappe che coinvolgono la Bambina, protagonista dei testi, nella seconda parte del libro (teste già il sottotitolo, Cronaca famigliare), pur non essendo attivata una modalità diaristica, è sempre presente un Tu a cui si indirizza il discorso, che rivela per contrasto l’Io poetante.
Le figure di questo vero e proprio processo di individuazione sono personaggi che nella prima sezione appaiono con la lettera maiuscola (il Padre, la Madre, il Maestro, l’Ombra, l’Amato), e che saranno appunto sviluppate in chiave realistica (mai esplicitamente denotativa) nelle varie sequenze della seconda parte, associate a specifiche tonalità di verde.
Mauro Ferrari
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